Tenuta Clementino
Comfort e relax a contatto con la natura


STORIA DELLA TENUTA
Introduzione
La storia della Tenuta si lega indissolubilmente a quella del Lago di Paola (detto anche Lago “di Sabaudia”), sulle sponde del quale si sviluppa la proprietà. Il Lago è un bacino salmastro, che si estende per circa 7 Km a ridosso della duna costiera, collegato al mare da due canali: il principale scavato dai Romani in epoca neroniana, il secondario realizzato durante il periodo della bonifica pontina.
Il bacino ha una conformazione geologica che indica la sua antichissima formazione come risultato della nascita della duna sabbiosa, dell’abbassamento del livello del mare, di fenomeni eolici e delle sorti di un antico estuario di un fiume che correva dai Monti Lepini verso la costa del Tirreno.

Il Lago di Paola è parte di un’area di grande pregio ambientale e naturalistico, protetta da numerose normative nazionali, comunitarie e internazionali. Dal 1977 il Lago di Paola e il Parco Nazionale del Circeo sono inseriti nella lista «Riserve della Biosfera» predisposta dall’UNESCO. Infine, ampie aree del Lago, in particolare il canale romano e alcune aree ad esso limitrofe, sono di inestimabile interesse archeologico, idrogeologico e paesaggistico.



Dalle origini alla costituzione del Feudo del Circeo
La storia del Lago di Paola affonda nei versi omerici e si lega a quella della Famiglia Scalfati solo a metà del secolo XIX. In precedenza, sulle sponde del bacino hanno soggiornato imperatori romani, barbari, papi, briganti e feudatari. Il termine “Paola” non è da attribuirsi all’omonima torre sul monte Circeo, la cui costruzione fu voluta dal pontefice Paolo III, ma dal latino arcaico “paula” che può essere tradotto con “spalla”; con tale nome si usava pertanto indicare il bacino che era “alle spalle” del Monte Circeo.




Sebbene debba datarsi all’epoca imperiale romana il grande sfruttamento edilizio della zona compresa tra le sponde orientali del Lago di Paola e il Promontorio del Circeo, si può ritenere che già dall’età sillana (I sec. a.C.) cominciassero a sorgere le prime ville rustiche dislocate di preferenza sui bordi delle piccole e suggestive insenature del Lago.
Altri reperti di epoca romana, riferibili all’età repubblicana, riguardano la costruzione di una peschiera circolare (piscaria paulae), che si trovava sotto le pendici del Monte Circeo. Tale piscina, nota impropriamente come “piscina di Lucullo”, è ancora ben conservata accanto al canale principale di imbocco del lago. La testimonianza principale in età imperiale è data dai monumenti ritrovati, che fanno immaginare un’evoluzione nella vita della zona legata soprattutto all’apertura del canale che, convogliando le attività commerciali ed industriali della zona, contribuì alla creazione di un vero e proprio distaccamento urbano nella pianura compresa tra il lago e il mare.




In età imperiale la costruzione della via Severiana, realizzata molto probabilmente sfruttando tratti di strade preesistenti, offrì la possibilità di comunicare direttamente fra Roma e il Circeo mediante un tracciato litoraneo. In tale fase, il centro di ogni attività si sposta nei pressi di Torre Paola, dove pulsava un’intensa vita commerciale fondata principalmente sul traffico di prodotti ittici locali.
Per quanto concerne il canale di Torre Paola, lo scavo fu realizzato tagliando le dune sabbiose che dividevano il mare dal lago. La realizzazione di tale canale si inseriva con molta probabilità nel grandioso progetto attribuito a Nerone, mirante ad unire direttamente tra loro tutti i laghi costieri (dal porto di Ostia fino al lago d’Averno nei pressi di Pozzuoli). In tal modo si sarebbe creato un lungo itinerario navigabile, di circa 160 miglia, rapido e sicuro da ogni pericolo meteorologico. Il progetto fu poi abbandonato a causa delle difficoltà riscontrate nella realizzazione delle opere. Fu certamente quando la capitale dell’impero venne trasferita a Costantinopoli che i lavori di completamento di questa via navigabile vennero abbandonati. Allorquando cioè, ebbe inizio la decadenza dell’antica capitale, oggetto ben presto delle invasioni di popolazioni barbare e delle insurrezioni delle truppe mercenarie di prevalente origine ostrogota. Con il trascorrere dei secoli, l’estendersi della palude e il progredire della malaria causarono lo spopolamento e, successivamente, il completo abbandono di tutta la zona.
Dal tempo della dominazione araba sulle coste del Tirreno, fino alla loro disfatta da parte dei Normanni, nel XII secolo, trascorrono cinque secoli nei quali sulle terre delle grandi ville rustiche romane (in primis, quella di età domizianea il cui rudere è ancora visibile sulle sponde del Lago) nascono le foreste che costituiranno oggetto della bonifica fascista del 1927. I monaci benedettini che si presero cura delle terre abbandonate svilupparono sul Lago di Paola, a partire dal XI° secolo, la prima vera azienda di pesca.
Nel 1300 il Circeo è nelle mani di Riccardo Annibaldi, nipote, o pronipote del Cardinale omonimo, consanguineo dei Pontefici della famiglia Conti (Gregorio IX e Alessandro IV); candidato lui stesso al pontificato, Riccardo Annibaldi fu creatore delle fortune della famiglia, grazie all’acquisizione di estesi beni del patrimonio ecclesiastico a lui concessi – per i suoi servigi – dai pontefici anzidetti. Nel 1301, Riccardo Annibaldi vendette il Feudo del Circeo (comprensivo anche del Lago) a Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII (Benedetto Caetani di Anagni 1294 – 1303). Con l’acquisto da parte dei Caetani, convalidato da Bonifacio VIII, nacque propriamente il “Feudo del Circeo”, nella sua unità giurisdizionale e patrimoniale.
Tale Feudo rimase nella disponibilità della famiglia Caetani, fino a quando non passo al feudatario Ruspoli. Nel 1713, l’Amministrazione Pontificia, attraverso la Reverenda Camera Apostolica, lo riscattò definitivamente e avviò i lavori di trasformazione del Lago di Paola in una vera e propria valle da pesca.
Lo sviluppo delle attività di pesca
Lo spopolamento di Terracina, causato dalla pestilenza, condusse alla diretta amministrazione del suo territorio da parte della Reverenda Camera Apostolica, che lo tenne per ben due secoli – fino al 1768 – e vi provvide per mezzo dei suoi Tesorieri Generali che si limitarono ad affittarne le rendite in blocco.
La Casa Caetani del ramo di Sermoneta, nel frattempo, completamente sottomessa alla Santa Sede, si limitò a godere i frutti del Feudo del Circeo senza più alcuna pretesa militare. Appena stipulato il contratto di riscatto del Feudo del Circeo, la Reverenda Camera Apostolica ne concesse l’affitto delle rendite al Capitano Giuseppe Angeletti di Terracina, al quale contestualmente affidò l’opera di riescavazione dell’antico emissario romano del Lago.
Quindi, una volta riacquistata la libera disponibilità del territorio dell’ex Feudo del Circeo e del Lago, si pose mano a quelle opere di bonifica che, nel 1777, con i progetti dell’Ing. Rappini, avrebbero coinvolto tutte le antiche paludi pontine. Tale impresa era ormai urgente perché il progressivo aumento della popolazione imponeva all’Amministrazione Pontificia di promuovere l’estensione delle colture agrarie recuperando, a tale utilità, le terre paludose.
Nella progettazione dell’opera, che prevedeva la realizzazione di una valle da pesca nel Lago di Paola, l’Amministrazione Pontificia si ispirò all’esperienza comacchiese. Dal 1718, infatti, la Santa Sede era divenuta proprietaria delle “Valli di Comacchio”, un’ampia estensione di stagni, costeggianti il mare per circa 49.000 ettari: un terzo più dell’intero territorio delle paludi pontine. E nelle Valli di Comacchio si praticava già da secoli la “vallicoltura” cioè l’arte di coltivare le aree lagunari ponendole in grado di ospitare pesci di mare con l’opera dell’uomo. Tale industria trovava naturali condizioni favorevoli nella geografia delle terre dell’alto Adriatico, ossia ampie paludi costiere alternativamente invase dalle acque dell’Adriatico o superate dalle piene dei fiumi. L’opera dell’uomo ne aveva tratto benefici mediante la loro circuizione sia con bassi argini in terra, sia con palizzate in acqua (grasiole), collocando, tra gli uni e gli altri, dei varchi custoditi da trappole di cannucciate denominate “lavorieri”. Esse separano il pesce immaturo da quello maturo quando le acque, alternandosi tra dolci e salse, li spingono da una parte all’altra, secondo il loro istinto.




L’Unità d’Italia e la cessione del Lago di Paola ai privati
Nel periodo che va dal 1721 al 1881 vengono completati i lavori funzionali a realizzare la valle da pesca, che l’Amministrazione Pontificia concede in gestione a terzi. Nel 1854, affittuario del Lago di Paola è Clementino Battista (antenato della Famiglia Scalfati). Lo Stato Italiano trovò attiva tale azienda allorché nel l870 acquisì per occupazione bellica le terre dello Stato Pontificio.
Andata deserta l’asta, in data 22 aprile 1881 lo Stato Italiano vendette per trattativa privata l’intero ex Feudo del Circeo, comprendente il Lago di Paola, al Cav. Ottavio Giachetti, il quale, a sua volta, vendette nel 1888 il Lago e gli annessi terreni a Clementino Battista. Una volta riunite proprietà e gestione, la famiglia Scalfati ha esercitato le attività di pesca e mitilicoltura nel Lago di Paola, direttamente o indirettamente, per oltre 130 anni.
Nel 1959 viene progettato il primo complesso di opere di sviluppo aziendale delle attività vallive. A supporto interviene la Cassa per il Mezzogiorno, che finanzia la costruzione di un imponente impianto per la mitilicoltura, oltre alla risistemazione degli argini dei canali e dei lavorieri utilizzati per la pesca valliva. Le opere eseguite suscitarono interesse e consenso a livello internazionale.



Dal 1979 la produzione della pesca diminuì progressivamente, a causa dei mutamenti ambientali del bacino e all’incremento del tasso salino, mentre si sviluppò la produzioni di mitili, molluschi e ostriche.



A seguito della scomparsa dell’Avv. Giulio Scalfati, avvenuta nel settembre 2007 e del progressivo miglioramento della salute delle acque del Lago di Paola, gli eredi hanno iniziato un nuovo processo di valorizzazione della proprietà, con l’obiettivo di riscoprire la tradizione secolare che la lega indissolubilmente alla storia del territorio circostante.
Tenuta Clementino
Via Casali di Paola 6
04016 – Sabaudia (LT)
Parco Nazionale del Circeo
Email: info@tenutaclementino
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